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"[...] Giunsi fino a Genserico e gli offrii somme enormi. Mi ascoltò accigliato, raspando la terra con il piede. Allora il senno mi abbandonò, insistetti, vantai il candelabro che era appartenuto al tempio di Salomone e che Tito aveva portato da Jeruschalajim come la gemma del suo trionfo. Allora soltanto il barbaro comprese quel che aveva acquistato e rise insolente: 'Non ho bisogno del vostro oro. Ne ho raccolto tanto in Roma da lastricarne le mie stalle e da incastonare pietre preziose negli zoccoli dei miei cavalli. Ma se questo candelabro è davvero il candelabro di Salomone, non lo darò a nessun prezzo. Poiché Tito lo ha fatto portare a Roma in trionfo dinanzi a sé, sarà portato dinanzi a me nel mio trionfo su Roma [...]."' (Stefan Zweig, Il candelabro sepolto)